Sfido chiunque a non pensare alla Torre quando si parla di Pisa.
La mia città è senza dubbio legata a quella torre che, nella sfortuna di trovarsi inclinata, è stata ed è tutt’ora una “condanna” perché ne è il simbolo imprescindibile. Forse nessun turista straniero ricorderebbe Pisa senza questa torre storta, ma chi può dirlo? Parlerebbero comunque di Piazza dei Miracoli, una delle sette meraviglie del mondo, sarebbero impressionati dai Lungarni e da molti altri dettagli, oggi relegati in secondo piano?
Forse, sì! Perché Pisa è molto altro, sebbene i turisti decidano di partire da Piazza dei Miracoli, passare per via S. Maria e poi arrivare sui Lungarni. E’ un tragitto scontato, un pò banale ed anche troppo affollato per dedicargli davvero qualche minuto.
Ci sono luoghi che, me ne vergogno, io stessa non conosco e sono di una bellezza che lascia perplessi e sconvolge a tal punto da chiedersi “come sia possibile non averli mai visti prima d’ora”.
Il progetto “Pisa oltre la Torre” nasce un giorno in treno di ritorno dal Trentino. Mentre avevo raccontato di quelle terre per un lavoro con il blog nei tre giorni precedenti, mi sono chiesta perché, come blogger, non potessi far conoscere la mia terra, parlare della mia città e, magari, scoprire anche qualcosa di nuovo!
Il viaggio di oltre 5 ore aiutò a sviluppare quell’idea che, una volta arrivata alla stazione di Pisa Centrale, era ormai già bella e pronta! Mancava solo un aiuto, qualcuno che credesse nel progetto ed avesse la stessa voglia di raccontare una città così bella, incompresa, maltrattata ed oggi fin troppo turistica.
Qualche tempo dopo, mentre camminavo per la prima volta sulle mura che delimitano Piazza dei Miracoli, durante la Cena in Bianco organizzata ogni anno in estate, incontrai una coppia, zaino in spalla lei, macchina fotografica lui. Solo un occhio esperto di chi ha già dimestichezza con la fotografia poteva capire che quello zaino celava l’attrezzatura di un fotografo professionista e così, dopo qualche scatto ed uno scambio di bigliettini, ci siamo dati appuntamento per rivederci e fare qualcosa insieme.
Quando ho capito che il fotografo in questione era Francesco Fornaini, pisano doc, ci è voluto un attimo per riprendere il discorso che avevo iniziato a sviluppare sul treno un mese prima. L’entusiasmo per un progetto così particolare, messo nelle mani di una food blogger e di un super fotografo non sapevo a cosa avrebbe portato, ma c’è da dire che l’ingrediente più importante, l’essere entrambi pisani, era stato decisivo.
Ecco quindi il primo appuntamento di un viaggio alla scoperta di Pisa, di quella che non ti aspetti, che scopri per caso un giorno passeggiando con calma per le vie del centro. Di quella “Pisa oltre la torre” che muore dalla voglia di raccontare e di raccontarsi attraverso altri scorci, altri punti di vista, luoghi poco noti, ma splendidi perché c’è molto altro che merita la giusta attenzione.
Per questo primo appuntamento abbiamo deciso di parlare della Cappella S. Agata, detta “alla Badia” che, vi giuro, in 32 anni vissuti a Pisa, non avevo mai visto. Assurdo!
La Cappella S. Agata si trova in un angolo nascosto, appartato e purtroppo degradato dietro la chiesa di S. Paolo in Ripa d’Arno.
Quando con Google maps ho inserito la destinazione, sono rimasta sorpresa di trovarla in un punto davanti al quale passo quasi ogni giorno. Come avevo fatto a non vederla prima?
Effettivamente, la cappella è in un luogo davvero appartato, tanto che in pochi secondi ci siamo accorti che stavamo camminando su prato e…siringhe. Un peccato scoprire tanta bellezza così poco curata e rispettata. C’è purtroppo da avere paura a camminare in pieno giorno in alcune zone di Pisa che ospitano però monumenti e opere d’arte d’importanza inestimabile. Un piccolo angolo di paradiso, nascosto agli occhi di molti e, per questo, sfruttato per nascondersi e agire indisturbati. Il tutto a due minuti dal Lungarno e a dieci minuti a piedi dalla torre.
Cosa c’è da sapere sulla Cappella S. Agata?
Fu edificata all’incirca verso il 1063 per conto dei monaci della vicina chiesa di S. Paolo in Ripa d’Arno, alla quale era collegata da edifici medievali demoliti dopo la seconda guerra mondiale.
Venne costruita per festeggiare la presa da parte dei pisani della città di Palermo. Ha una struttura ottagonale in laterizio articolata da pilastri, archi includenti trifore, archetti sottotetto e copertura piramidale. All’interno conserva resti di decorazioni murali del XII secolo.
Secondo però un’altra suggestiva teoria, la Cappella sant’Agata originariamente sarebbe stato in effetti il battistero di una chiesa (forse il vero “duomo vecchio”), sorta dove ora si trova la chiesa di San Paolo a Rima d’Arno, poi successivamente smantellata. In seguito a questo abbattimento, il battistero sarebbe stato “adattato” a cappella.
La forma ottagonale ed il periodo in cui venne edificata, fanno pensare che sia mano dell’architetto Diotisalvi, che progettò il battistero di Pisa.
Prima dei bombardamenti del 1943, la cappella era inserita in un chiostro che ne impediva la visione dall’esterno. Fu scelto poi, di non costruire intorno alla cappella, per mantenerne la visibilità all’esterno.
Oggi lo stato di degrado che si vede fuori accade anche all’interno a quegli affreschi del Duecento che meritano di essere salvati.
CHI È FRANCESCO FORNAINI
Francesco nasce a Pisa e durante la sua prima infanzia esplorava lo studio del padre pittore, giocando con i pennelli con curiosità sempre maggiore. Maturando, come ragazzo la sua attenzione veniva sempre di più rivolta a tutto ciò che lo circondava, sentendo il bisogno di esprimersi con mezzi diretti ed immediati.
La gente, i personaggi, i paesaggi iniziarono ad essere i suoi temi di ricerca e la macchina fotografica divenne il suo mezzo di espressione sempre più profondo.
Il suo estro lo portava ad interpretare con una visione personale qualsiasi genere fotografico.
Volti, arredi, vestiti, locazioni in una moltitudine di situazioni con luci ed ombre, primi piani e lontananze sono i suoi soggetti che esprime con la fotografia in modo elegante, con inquadrature repentine, immediate, tali da rendere partecipi anche coloro che osservano i suoi lavori dall’esterno.
L’incontro con Egla, ora sua moglie, avviene per caso qualche anno fa.
Spinto dal bisogno di raccontare le storie di vita delle persone attraverso le immagini, qualche anno fa decidono di aprire lo studio fotografico, lui fa il fotografo e lei cura i rapporti con i clienti e l’amministrazione.
Un mix perfetto di passione, creatività ed amore. Perché non c’è niente di meglio che condividere le stesse passioni e costruire qualcosa insieme, mano nella mano.
Scrivi un commento