La Tenuta Torre a Cenaia è il cuore originario dell’odierna Cenaia, una popolosa e dinamica frazione del comune di Crespina Lorenzana. L’antico borgo della Tenuta, caratterizzato dalla Casa Turrita un tempo parte del più vasto Castello di Cenaja, è attestato per la prima volta in un documento del 1068. Il nome Cenaia sembra derivare dal latino caenum ‘fango’ e Cenaja o Cenaria avrebbe indicato le terre paludose ai piedi del Castello, costruito sull’unica zona sopraelevata al riparo dalle acque.

Già all’epoca rappresentava il fulcro di un territorio fertile e strategico per il controllo della Val Tora ai piedi delle colline pisane, probabilmente edificato su un preesistente edificio fortificato di epoca romana.

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Dell’Alto Medioevo non si hanno notizie precise su chi abitasse e amministrasse il borgo e i terreni circostanti. È più che verosimile pensare che la Tenuta fosse un presidio strategico pisano sul “caldo” confine orientale e che fosse dunque strutturata e attrezzata per far fronte alle frequenti incursioni fiorentine, già a partire dall’XI secolo. Allo stesso tempo, era un importante polo economico che, grazie alle vaste terre controllate dalla Casa Turrita, garantiva notevoli rendite e prodotti agricoli, in grado di sostentare gran parte della popolazione locale e cittadina.

Di questi anni è stata scoperta, di recente, una traccia nel sistema di cunicoli che ancora oggi solcano i sotterranei della Tenuta e che collegano i principali edifici del borgo a un punto non ben definito verso nord, direzionandosi, non a caso, verso il luogo in cui sorgeva l’antico Castello nel bosco. I più anziani raccontano di tunnel ormai crollati in cui si avventuravano da bambini, usati anche come provvidenziali rifugi anti-aerei durante la Seconda guerra mondiale.

Proprio in uno di questi locali sotterranei, incisa su una pietra calcarea reimpiegata come base per un’ampia vasca di cui non si conosce l’uso originario, è stata scoperta una croce delle otto beatitudini, il cui stile è chiaramente riconducibile ai Giovanniti ovvero all’ordine cavalleresco dei Cavalieri di San Giovanni dell’Ospedale di Gerusalemme, risalente al tempo delle crociate. Non ci stupisce un simile rinvenimento: con la caduta del Regno di Gerusalemme, i Giovanniti si rifugiarono prima a Cipro poi a Rodi e infine a Malta, dove cambiarono la loro denominazione in Sovrano Militare Ordine Gerosolomitano dell’Ospedale di San Giovanni di Gerusalemme, detto di Cipro, detto di Rodi, detto di Malta. È nota a tutti l’importanza che, ancora oggi, riveste il Sovrano Ordine di Malta a Pisa: non è quindi improbabile che la Tenuta, nel periodo di dominio pisano abbia visto passare al suo interno importanti figure dell’antico ordine dei Giovanniti o che sia stata addirittura una precettoria con la funzione di sostentare economicamente la città di Pisa e le missioni in Terrasanta.

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La vocazione vitivinicola della Tenuta risale alla celebre famiglia fiorentina dei Pitti, proprietaria delle terre cenaiesi fino agli inizi del Ventesimo secolo. In particolare fu il Conte Robert Pitti a infondere all’intero territorio questo carattere distintivo che tutt’oggi lo rende celebre, e per sua decisione Torre a Cenaia ereditò la possibilità di utilizzare sia il nome Pitti che lo stemma araldico della casata, unitamente alla denominazione Cenaja Antica Proprietà dei Pitti.

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Altri importanti personaggi hanno segnato la storia dalla Tenuta: basti pensare a Otto Ernst-Flick, del quale restano ancora oggi le iniziali sul cancello d’ingresso. Magnate tedesco di grande spessore internazionale, imprenditore e azionista della Daimler AG, multinazionale dell’industria automobilistica che annovera tra i propri marchi anche Mercedes Benz, segnò per Torre a Cenaia una vera e propria età dell’oro. Durante la sua permanenza, tra le stanze di Villa Valery poteva capitare di imbattersi in figure quali il cancelliere tedesco Willy Brandt e Christina Onassis.

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Ogni sera, prima di andare a letto von Flick metteva sul comodino una bottiglia di vino bianco, il migliore della Tenuta. A chi gli domandasse il perché, lui rispondeva dicendo che non esiste migliore medicina per una vita serena.

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